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"Dottor Marx" di Carlo Maria Steiner 7 volte candidato al Premio Strega 2018

27.03.2018

La vicenda, umana e drammatica, è quella del dr. Gottfried Marx che aveva scelto la sua professione di psicoterapeuta non essendo stato in grado di impedire, in giovane età, il suicidio della persona a lui più cara. La sua esistenza regolare e ritirata, tutta dedita al lavoro, viene sconvolta quando uno dei suoi pazienti gli uccide la madre a colpi di bastone, senza alcun motivo. Sconvolto, decide d’abbandonare la sua attività e da quel momento è costretto a trovare nuove ragioni di vita e a gestire la propria emotività. Esposto ora ai giochi della vita, spaventato delle proprie reazioni nei confronti del mondo, tenta comunque di riconquistare l’equilibrio perduto, ma quando crede d’aver finalmente raggiunto la meta, si rende purtroppo conto che non c’è scampo. Decide di vendere la casa di città e di ritirarsi in eremitaggio pressoché totale in una campagna della Foresta Nera. Ad accompagnarlo fino all’ottenebramento finale è un gatto al quale uno zio, illustre neurologo in pensione, aveva insegnato la lingua e la scrittura degli umani.
Il fascino e l’estetica del libro risiedono nel disagio e nell’angoscia espresse con una prosa lucida, atta a dissezionare i tormenti dell'anima e le deformità del presente, classica, distanziata e netta, tale da suscitare il senso pieno del vincolo della solidarietà nella lettura.

Marcello Rotili
Ordinario di Archeologia cristiana e medievale, Università della Campania "Luigi Vanvitelli"
Membro della Pontificia Commissione per l'Archeologia sacra
Presidente del Consiglio Scientifico del Centro studi longobardi
Vicepresidente dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti, Napoli
Vicepresidente della Consulta per le Archeologie postclassiche

26.03.2018

Facendo parte dello stuolo degli“Amici della Domenica”, sono felice di sostenere, come candidato all’edizione 2018 del Premio Strega, il libro Dottor Marx di Carlo Maria Steiner, edito dalla casa editrice bilingue Felix Krull di Monaco di Baviera.
La morte  dell’amata Franzi e l’assassinio della madre acuiscono la nevrosi di Gottfried Marx, che abbandonata la professione di psicanalista, conduce un’esistenza di rinnegamento e repressione. La  perdita delle persone amate innesca aspirazioni aggressive:  Gottfried schiaffeggia un bambino viziato e insolente, uccide un automobilista violento che lo minaccia con il coltello, senza un motivo plausibile distrugge una cartoleria,  medita e attua vendette cruente. L’autore mostra efficacemente come alle  nuove  realtà del nostro tempo corrispondano nuove forme di deviazione. Gottfried odia tutto quello che nel mondo, a suo giudizio,  va storto: l’eccesso di rumori, la folla, la pubblicità, il consumismo “coatto e senza testa”, i mass media che gonfiano fatti minimi che il  giorno dopo nessuno ricorda. La condizione psichica s’intreccia con l’attuale sistema socio-economico. Ma il nichilismo, come ha osservato Karl Jaspers, non si può annullare: deve essere vissuto attraverso un’interna disperazione. Rimedi allo stato penoso di Gotfried, ai suoi incubi, al “suo sterile lavorío mentale”sono  le lunghe passeggiate  nelle strade deserte di città o, più di frequente, in una natura intimamente sentita e amata.  Con pochi tratti ben delineati  sono ripresi  personaggi minori (il frate confessore, la vecchia sognora vicina di casa, la giovane scrittrice che brucia la propria opera). Uno sguardo partecipe accarezza interni e oggetti amati che rievocano ricordi e sensazioni. Ma il rimedio e il conforto maggiori vengono da  Minze, una gattina che intende e ragiona, legge e colloquia con Gottfried. Questa felice invenzione introduce  un’atmosfera fantastica e surreale in un romanzo peraltro denso di simboli e di allusioni.
Propongo questo libro, felicemente composto nella trama e nella scrittura. per il premio Strega del 2018.

Maurizio Dardano
Linguista, già ordinario di Storia della lingua italiana presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli Studi Roma Tre 

19.03.2018

Propongo, per il premio Strega 2018, il romanzo di Carlo Maria Steiner "Dottor Marx", Felix Krull Editore.
L'opera riprende in modo originale le suggestioni della psicanalisi che
alimentò una grande letteratura europea di primo Novecento, coniugandolo con la viva attualità: il rapporto tra generazioni, la crisi della famiglia, la società globalizzata, l'allarmante orizzonte del postumano. Il tutto in una prosa limpida, mai banale, ricca di sottigliezze e di espressività.

 Pietro Gibellini
Già ordinario di Letteratura italiana a Ca' Foscari
presidente dell'edizione nazionale delle opere di D'Annunzio
direttore di "Ermeneutica letteraria", "Letteratura e dialetti", "Archivio D'Annunzio"

06.03.2018

Il nome della casa editrice Felix Krull ha destato in me il piacere di rammemorare il Krull di Mann. Il romanzo incompiuto del Hochstapler è fra tutti quelli di Th. Mann il più vicino al mio cuore. “Dott Marx” di Carlo Steiner, ha anch’esso i suoi pregi e sono lieto di presentarlo allo Strega 2018.

Gioacchino Lanza Tomasi
Musicologo, figlio adottivo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

03.03.2018

Sono stavolta davvero particolarmente felice di appartenere al nòvero di “Amici della Domenica” in quanto ciò mi conferisce il privilegio di segnalare, come candidato alla prossima edizione del Premio Strega, il libro Dottor Marx di Carlo Maria Steiner, edito da una benemerita, coraggiosa editrice bilingue di Monaco di Baviera, la Felix Krull.
Dottor Marx non tratta del celebre, grande Karl; e nemmeno dell’ancor più celebre e non meno grande Groucho. Il nostro dottor Gottfried Marx è un uomo inizialmente segnato da una tragedia: la sua incapacità d’impedire, da giovane, il suicidio della persona che gli era la più cara al mondo. La sua è, allo stato puro e a modo suo più alto, la “tragedia di ognuno”: il grande rimorso (che per la stragrande maggioranza di noi è legato a piccoli, miserabili drammi) che teniamo dentro, che non osiamo confessare spesso neppure a noi stessi. I migliori tra noi impostano la loro vita per porre rimedio a quell’antico vulnus, o per riscattarlo; i mediocri, per cancellarlo, negarlo, dimenticarlo; i peggiori se ne assolvono, magari con imbarazzo.

Il dottor Marx sceglie di affrontare il rimorso dedicandosi tutto, con la massima serietà professionale, a chi necessita di quell’appoggio psichico ch’egli non è stato a suo tempo in grado di procurare alla persona prediletta. Ed è la sua scelta severa, responsabile, a provocare involontariamente una nuova tragedia, a procurargli un nuovo rimorso ancor più arduo da portare.
Se alla prima sua colpa (in senso tanto cristiano quanto giuridico, almeno secondo il diritto romano: in un certo senso, contrapposta al “peccato”, ch’è volontario: ma qui Euripide ci sarebbe forse di miglior aiuto che non la Bibbia) il dottor Marx ha reagito con severa dedizione alla scienza, recuperando in fondo una sua fredda obiettività, alla seconda egli si scopre impotente. Essa gli ha palesato l’inutilità e la fallacità della sua scienza stessa: lo ha gettato nelle condizioni del suo antico collega, il dottor Faust, all’inizio della tragedia goethiana. Il sapere non serve a nulla, è inutile, è sempre insufficiente, non fornisce alcun riparo di fronte alla tragicità dell’esistere. In qualche modo, il secondo duro capitolo dell’esistenza del dottor Marx ha cancellato il suo titolo accademico, gli ha “tolto la laurea” in quanto è stato, nel suo bruto accadere, la prova della sua incompetenza, del suo fallimento
.
Se dopo la morte della persona a lui più cara la consapevolezza della sua insipienza lo aveva fatto rifugiare nella scienza, la morte di sua madre – conseguenza magari indiretta, forse fatale, della sua inadeguatezza come  psicoterapeuta lo costringe a confrontarsi con  la sua impotenza, con il suo fallimento,  con la sua solitudine dinanzi al mondo. L’irreversibilità della sua condizione lo disorienta in modo irreparabile. La presenza magica – se proprio non vogliamo definirla, faustianamente, demoniaca –, nello scenario per definizione convenzionalmente romantico della Foresta Nera,  di un gatto parlante e scrivente che lo accompagna sino alla fine (e non voglio spiegare il senso di questa parola terribile) sarà la chiave di tutto. E’ una dolce horror story, un racconto ispirato a una tradizione di “realismo magico” che crea un effetto di spaesamento nel senso molto ben spiegato da Carlo Ginzburg in Occhiacci di legno: tutti siamo spaesati dinanzi alla nostra vita, al “nostro” paese
.
Leggere questo libro – a parte gli ovvi echi faustiani e quandi bulgakoviani che ciò comporta, o per lo meno che ha in me suscitato; e a parte quello ch’è a mio avviso il pregio di una prosa lucida, “obiettiva”, paradossalmente disincantante  – è stato un’inattesa avventura. Per questo lo propongo allo Strega, se non altro perché è molto in linea con la denominazione del nostro prestigioso Premio.

Franco Cardini
Cattedra di Storia Medioevale a Firenze 

24.02.2018

Caro Stefano,
desidero sottoporre all'attenzione tua e del comitato scientifico del Premio Strega il romanzo di Carlo Maria Steiner Dottor Marx. Storia di un umanista alle soglie del diluvio digitale. Felix Krull editore, pubblicato a Monaco di Baviera nel 2018, e quindi presentarlo alla selezione per il Premio Strega 2018.
Si tratta di una storia in bilico tra antico e moderno, dove le tracce si confondono, alla presenza di un testimone sapiente, un gatto di sedici anni che apre e chiude la storia. Narrazione pacata e soffusa, in cui si insinua sempre una sottile angoscia esistenziale, condotta con una scrittura piana e lieve che si stempera nel grigiore di un inverno esistenziale. Un romanzo che resta nei pensieri. 

 Raffaella Morselli
Ordinario di Storia dell'Arte Moderna Università di Teramo

19.02.2018

La chiave di lettura del Dottor Marx (Felix Krull Editore) di Carlo Maria Steiner è il filo onirico: quel tanto di visionarietà che interviene sempre ad animare le situazioni facendole levitare e caratterizzando in aerea di leggerezza le presenze di persone e di paesaggi per una legge dell’inversamente proporzionale rispetto alla loro consistenza drammatica. I luoghi sono prima sognati o intravisti nella visione che effettivamente documentabili, anche se del tutto reali. E questo vale anche per le presenze umane, rese diafane da un filtro che, mentre le vela, nella loro improvvisa luminosità anche le rivela. E, in particolare, per forza e suggestione, il protagonista, portatore di ideali e di valori in rotta di collisione con la modernità in cui si muove sotto gli occhi di una gatta partecipe degli alterni destini del suo padrone. Anche la densità e incisività della scrittura di questo romanzo anticonvenzionale, come le situazioni e le atmosfere narrative e lo spirito libero dell’autore, rimandano alla grande tradizione mitteleuropea, in una sorta di esplosione/implosione finale del tutto coerente con i presupposti della vicenda e con lo sviluppo del suo plot.

Paolo Ruffilli
Poeta, narratore e saggista