Quella che, nel 2006, nasce sui tetti di Neuhausen, leggiadro quartiere liberty di Monaco, e viene battezzata col nome dell’eroe dell’ultimo romanzo di Thomas Mann, è, nel panorama contemporaneo, più che una casa editrice: è un atto di accusa alle case editrici, italiane e tedesche, e a tutto l’establishment culturale, al suo sole, ai suoi pianeti, ai suoi satelliti, ai suoi sassolini rotanti e ai suoi manutengoli …
Una casa editrice senza
eguali non solo per la qualità atipica dei libri e per lo spirito e la
vitalità che la informano, senza eguali anche perché i suoi fondatori non
l’hanno voluta per vanità o presunzione, dopo essere magari entrati in
possesso di un’eredità che non sapevano in che altro modo impiegare, ma
l’hanno creata con un atto trasgressivo, a dispetto di tutte le
circostanze esteriori, finanziandola con lavoro di ripiego, quando la
creazione da sola sarebbe stata più che sufficiente ad assorbire le loro
energie e a colmare interamente la loro la vita. Parole sempre più grandiose, sempre più superlative, sempre più avulse dalla realtà dei libri, sono ormai da molto tempo prerogativa di tutte le recensioni che si leggono sui giornali, ma anche di tutte le schede di presentazione al Premio Strega, il cosiddetto premio letterario più prestigioso d’Italia, emblema, termometro e spia dello stato spirituale del paese: si dipanano su un piano a sé stante, autosufficiente e immaginario. I libri stessi sono un’altra cosa, sebbene immaginari essi stessi. È così che si tradisce il vuoto di contenuti dei libri e l’imbarazzo a parlarne davvero. Ne deriva una gara sfrenata di vacuità e nonsense, un iperbolico vaniloquio. I lettori per i buoni libri ci sono, come hanno dimostrato l’amore, l’affetto, l’entusiasmo e la gratitudine di quelli che si sono espressi sui nostri. A non esserci sono gli editori, loro sono delle vere mummie, che non vedono, non sentono, non pensano. Non fanno che inseguire il bestseller e collezionano invece un flop dietro l’altro, come si meritano. A volte viene il dubbio che vivano di fondi neri e non di libri. In Germania la tradizione letteraria moderna è certo un’altra. Due disastrose guerre mondiali hanno, però, contribuito a far divenire pusillanimi gli eredi di una Cultura che un secolo fa rappresentava per non pochi in Europa, e non solo in Europa, un faro nella notte. Passati i tempi dell’idealismo e del romanticismo, passati i tempi dell’ingenua e caparbia ricerca della verità. Le virtù, che contraddistinguevano questo popolo, hanno prodotto l’Olocausto: tale è il mortifero credo diffuso all’interno dell’intellighenzia odierna. Per cui bisogna fare i camaleonti e tentare in ogni modo di confondersi con la banalità globale. E con ciò arriviamo al grottesco paradosso che un autore come Johann Lerchenwald ha ricevuto maggior attenzione in Italia che in patria. Non ci facciamo certo illusioni. Sappiamo troppo bene di attraversare un’epoca buia, di essere sprofondati in un moderno medioevo, per parafrasare Hermann Hesse, in cui le persone d’ingegno non trovano i canali, e spesso neanche le parole, per esprimersi, mentre all’opposto quelle che non hanno nulla da dire sviluppano la sciagurata ambizione di essere protagonisti in qualunque settore e possibilmente anche di scrivere e di pubblicare romanzi. E, non avendo storie da raccontare, saccheggiano la Storia. Quanti romanzi storici ne nascono ogni momento, Dio solo lo sa. Ma, signori, senza serietà, senza coraggio e libertà di spirito, senza personalità e senza avventura, niente romanzo! Così possono nascere solo amorfi pasticci, a una visione originale, individuale e profonda, si sostituiscono straccetti di una presunta saggezza, moralette di seconda mano arraffate a destra e sinistra, una lingua stantìa e prefabbricata o falsamente innovativa, che lungi dal trasmettere la verità, veicola la frode, la menzogna e la noia. Nessuna interiorità o alchimia dell’io, nessun autosuperamento, nessuna trasfigurazione o sublimazione della realtà nell’Arte, nessun sogno, né grande, né piccolo, la fantasia che non abbia i piedi piantati sulla terra è solo alienazione … Pienamente e tragicamente consapevoli di questo miserabile stato di cose, noi proseguiremo a dispetto di tutto la nostra coraggiosa traversata dell’oceano su una barchetta, niente potrà fermarci, e rimaniamo in attesa di nuovi audaci compagni di avventura, decisi a condividere il rischio esaltante di un’impresa così controcorrente, così poco alla moda e così affascinante com’è la nostra. |