Sacro Amor ProfanoSUL COMODINO DI MASSIMO GRAMELLINI BREVI STORIE INTENSE, CHE ESPLORANO L'AMORE IN OGNI SUA TAPPA EVOLUTIVA. https://www.facebook.com/photo?fbid=796114578581706&set=a.257339795792523 La
raccolta, ben organizzata in tre parti (Storie diafane, Sacro amor profano,
Scherzo finale), inizia con “C’era una volta una bambina che aveva ricevuto da
Dio un gran dono e questo presto si rivelò una maledizione”. Nella
sezione centrale, Sacro Amor Profano, è proprio l’amore ad essere esplorato,
quello che si presenta come “il più spericolato, fantastico funambolo e sa
saltare i crepacci con grazia.” “Giulia
era stata afferrata da una vertigine creativa. E, in poche ore di ebbrezza,
tutta la storia si era distesa davanti a lei come un immenso, seducente tappeto,
già in parte tessuto, in cui le zone non tessute, sigillate dal silenzio, erano
ancora più seducenti di quelle tessute, un tappeto al centro del quale,
vagamente avvolta in un pulviscolo dorato, lei svettava come una dea vincitrice.” Nonostante
le circostanze avverse, Giulia scrive, superando difficoltà e crisi, perché la
scrittura è armonia tra ideale e reale, è felicità. “Ogni
opera da lei scritta era stata un anello del suo tronco, ogni opera era stata
una forma lussureggiante di vita, un cerchio più grande gettato dalla sua anima
intorno a sé, una successiva espansione vitale.” Il potere
della scrittura: crescere, sempre, nonostante tutto. Maria Teresa Lezzi Fiorentino su Il mondo incantato dei libri https://www.ilmondoincantatodeilibri.it/sacro-amor-profano-lodovica-san-guedoro/
Che cosa sia davvero resta, forse, uno dei misteri dell’esistenza, di sicuro i tentativi di spiegarlo, di cantarlo, di narrarlo e soprattutto di viverlo non si arresteranno mai: è l’amore, questo segreto insondabile, e uno dei libri, che rientra in questi audaci e incessanti sforzi, ha un titolo emblematico e contiene un modo particolare di raccontarlo. Sacro Amor Profano di Lodovica San Guedoro, edito da Les Flâneurs Edizioni, è un libro con al centro l’amore, declinato in tante forme e versioni particolari. Dal sottile, l’implicito allo struggente, nostalgico. L’amore terreno, profano, umano assume questa connotazione preziosa e sacra, che lo fa essere imperscrutabile, lontano, a volte passeggero, di tutt’altre dimensioni e appartenenze, eppure fisico, così vicino e voluto. Alcuni passaggi hanno quell’aria da poesia, tutta da respirare e trattenere dentro: “Niente era più malinconico e struggente di quello scenario incantevole che si velava, di quelle forme e di quei colori diafani che evaporavano in un pulviscolo acqueo, niente era più atto a incarnare l’idea della morte e della fine della materia di quell’estrema bellezza che impallidiva e si dissolveva”. E ancora: “Per un’associazione improvvisa e naturale, le ritornarono in mente gli occhi del cameriere: anche quelli erano suggellati dalla tristezza. Da una tristezza languida e dolcissima, che racchiudeva riflessi di quella prodigiosa armonia della Natura e, contemporaneamente, il rimpianto di non arrivare a goderne abbastanza, del trascorrere troppo rapido del tempo…”. Oppure il brano Dolore, scritto in prima persona, ardente di amore per Kasim, questo sentimento affondato, doloroso, tra il passato e un presente affannoso, difficile. Leggerlo dà quasi l’idea di intravedere i resti di un relitto naufragato al largo del mare: pezzi e testimonianze galleggianti che hanno avuto una vita che non esiste più. Martina Zorzin su Quarta Parete In questa raccolta di racconti, protagonista è l’amore, visto in diversi suoi aspetti. Descritto come una forza potente, incontrollabile e travolgente, che, quando finisce, lascia un vuoto incolmabile. Molto intense le descrizioni delle emozioni che accompagnano questo sentimento, dalla sua nascita alla sua fine, che comprende una vera e propria elaborazione del lutto.
La lettura di “Sacro Amor Profano” mi conferma l’impressione di una scrittrice sicuramente baciata dal dono di saper scrivere magistralmente. Ella possiede uno stile narrativo intimo ed emozionante, che sa arricchire anche di una sottile ironia. Stefania D. su La Bottega dei Libri
LA REPUBBLICA domenica 16 aprile 2023 SAN GUEDORO: È l’ESORDIO NELLA SUA ITALIA (estratto) Lodovica San Guedoro vive e pubblica in Germania, da diversi anni. Quando si definisce scrittrice in esilio, come avviene nelle rare interviste, l’orgoglio si vela di un delicato rimpianto. Lo stesso sentimento che attraversa le pagine di Sacro Amor Profano, una raccolta di scritti, novelle, racconti epigrammatici con cui, per la prima volta, la scrittrice di origini siciliane, viene pubblicata in Italia. Vista la prodigiosa esperienza letteraria precedente, non si tratta di un esordio ma di un compendio. Un traguardo per un’autrice misteriosa, che si nutre di un’estetica intimistica. Alessandra Minervini
È una
nuova raccolta, che si compone di dodici racconti, tra lunghi, brevi e
brevissimi. Alcuni parlano delle mie peripezie editoriali, altri delle mie
peripezie sentimentali. Le une sembrano andare a braccetto con le altre. Il
critico Cesare Milanese li ha definiti di grande intensità espressiva,
emozionale e identificativa. Sfido: non si dà una pagina, non si dà un rigo,
non si dà una parola in cui non ci sia io: con o senza maschera. Non vado
disperatamente cercando temi nell’attualità, non sono centrifuga e oziosa,
come gli scrittori di oggi, essenzialmente vuoti. Non c’è niente di più
attuale, credo, dell’io, dell’io creatore che lotta contro tutto il mondo, il
mondo inteso non come fiori e uccelli, ma tutto all’opposto come coercizione,
non-vita, bruttura, menzogna, tirannia, la sua lotta dovrebbe essere paradigma
per tutti. Lo scrittore autentico è una guida spirituale d’importanza primaria
e non possedere scrittori veri equivale a non avere bussole, a brancolare
nella notte morale, a trascinarsi nella palude. Questi racconti sono nati
dalla vita e parlano della vita, ne parlano facendola sentire con forza e con
bellezza, come qualcosa di esaltante, di affascinante, di cangiante e di
misterioso. E poiché vivere significa amare, in questi racconti l’amore ha il
predominio assoluto.
DALL'INTERVISTA DI GIAMMARCO DI BIASE SUL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
"Sacro Amor Profano" proposto per il Premio Strega 2023
Parole,
musica, immagini, che rapimento!
VIDEOLETTURA
“Ogni
opera che aveva creata era stata un modo di crescere, malgrado la realtà le
vietasse di crescere. Ogni opera da lei scritta era stata un anello del suo
tronco, ogni opera era stata una forma lussureggiante di vita, un cerchio
più grande gettato dalla sua anima intorno a sé, una successiva espansione
vitale. Era stato obbedendo a questo esaltante impulso, oscuro e categorico,
che aveva scritto il suo primo, il suo secondo, il suo terzo romanzo e gli
altri, e poi i racconti, le fiabe, le commedie, i drammi, le sceneggiature”.
Ivana Margarese su Morel Voci dall'isola
Per un
artista di razza, essere riconosciuto è un diritto primario e inalienabile.
Dopo sette anni di inutili tentativi con le case editrici italiane, cercai
rifugio in Germania. Trascorsi tre mesi, tre case editrici tedesche chiesero
contemporaneamente l’opzione per un mio giallo letterario, “Incitazione a
delinquere”.
Dall'intervista di Gianluca Massimini su Postfazioni Un’immagine in particolare mi sovviene: Di notte, nel mio letto, abbracciavo l’aria vuota. La forza di quest’immagine è immensa e ancora chiudendo gli occhi mi accompagna, perché anch’io temo l’amore impossibile e la nostalgia che accompagna la felicità che sfuma. Jessica Dichiara su Les fleurs du mal Intenso, raffinato, elegante, emozionante, attraversando il tempo e lo spazio, il libro mette in luce una policroma galleria di personaggi che indagano il sentimento più importante, più decisivo e più dirimente che esista in tutte le sue contraddittorie, complesse e articolate sfumature, permettendo al lettore di potersi riconoscere più volte e in più volti: da leggere, rileggere e far leggere. Gabriele Ottaviani su Convenzionali
"IL MOSTRO DI FIRENZE" VINCITORE DEL PREMIO STREGA 2022 SECONDO CRITERI LETTERARI ED ESTETICI.Il Mostro di Firenze e altri racconti SUL COMODINO DI MASSIMO GRAMELLINI Ventisette racconti onirici e intensi, in cui il tema della violenza subìta diventa un'occasione per narrare i propri fantasmi e rendere chi legge più consapevole. https://www.facebook.com/photo/?fbid=563037401889426&set=a.257339795792523
Complice
la memoria e la sua disposizione a trasfigurare gli eventi, gli episodi ci
appaiono spesso circonfusi di un’aura da sogno, da idillio perfetto, tanto è
vasta la bellezza del mondo in essi proposta, puntualmente rovinata, negata
però dalla parola bruta, dal gesto rozzo e inconsulto, dalla violenza
inaccettabile di un’umanità maschile, ferina e deplorevole, non ancora redenta,
ma quanto prima – si spera – riconducibile nei limiti del consesso civile,
nella quale non si riscontra affatto amore, rispetto, senso della vergogna e
pudicizia, ma esclusivamente l’idea malsana di poter molestare e minacciare
tranquillamente, di poter disporre a proprio piacimento della libertà altrui,
di estorcere addirittura il piacere con la forza. Non è un caso, forse, che la
raccolta si apra proprio con il ricordo del cuore puro e schietto di una
ragazza spensierata e innamorata del mondo, ancora ignaro delle molestie e
delle violenze che avrebbe invece subito in seguito, e culmini con l’episodio
dell’incontro col mostro di Firenze – anche questo, sì, un rischio vero corso
dall’autrice – chiaro riferimento all’innocenza e alla bellezza brutalizzate
dal male.
Significativo il racconto che chiude questo ciclo, a cominciare dal titolo: "Fine del Dolce Stil Novo". Lodovica San Guedoro getta uno sguardo su un futuro, incarnato da un ragazzino che, pur "nell'innocenza" degli anni, è emblema di un atteggiamento atavico, ereditato in quanto "maschio", cui è concesso interpellare volgarmente una sconosciuta. Pina Sutera su Les Fleurs du Mal PER IL TESTO COMPLETO:
Bianca Sofia PER IL TESTO COMPLETO:
Nella sua collezione di racconti, l’autrice
riporta esperienze personali della sua giovinezza trascorsa in una moltitudine
di luoghi che nell’insieme hanno forgiato il suo spirito libero e acuito la
sua sensibilità.
La narrazione avviene attraverso uno stile realistico ed appassionato, capace di coinvolgere il lettore emotivamente e sensorialmente, trasformando esperienze personali in universali. Un commento di Maria Luisa Sillitti
Linguaggio ricercato, sintassi complessa, significato profondo e molteplice. Non una semplice accusa verso un mondo che non va, non funziona, ma una culla di ricordi, riflessioni, sentimenti che, in tutto ciò che ha a che fare con l’autobiografico, inevitabilmente emerge. Nonostante la ricercatezza che contraddistingue tutti i racconti, l’autrice non si distacca dal lettore, anzi. A lui si rivolge spesso, portandolo seco in questo viaggio nella memoria che fa sorridere, intenerire ma anche indisporre. Questa dualità è presente in ogni racconto. Tra le righe, attraverso la sua esperienza, raccontata anche con un pizzico di ironia, lancia un forte messaggio alle donne. Non sottostare a comportamenti fisici o verbali che possano oltraggiare la propria dignità. Raccontando momenti di vita quotidiana, Lodovica San Guedoro fa sì che ogni ragazza si immedesimi in lei. Alice su La Bottega dei Libri PER IL TESTO COMPLETO:
Abbiamo già imparato a conoscere Lodovica San Guedoro attraverso la recensione del suo singolare giallo Incitazione a delinquere, e ciò ci ha permesso di farci un’idea ben precisa del suo talento e del suo particolarissimo stile. Oltre alle opere citate, l’autrice ha scritto anche Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..., candidato al Premio Strega 2017. Il mostro di Firenze e altri racconti, uscito nel 2022 per Felix Krull Editore, riconferma bravura e originalità dell’autrice: segnalato da Franco Cardini, è stato anch’esso candidato in prima battuta al Premio Strega, ovviamente per il 2022. Anastasia su Hermes Magazine PER IL TESTO COMPLETO:
S'io fossi foco UN COMMENTO DI ETTORE FOBO
Ho avuto modo di leggere “S’io fossi foco”. Intensa satira del mondo contemporaneo, esilarante resoconto della follia scientista, lucido attacco al mondo dei media con le sue derive pornografiche e altro ancora. Romanzo anomalo perché, consciamente o inconsciamente, imbevuto di patafisica e surrealismo.
Per chi non ama le fake news, da qualunque fonte provengano, e per chi non ama i polveroni e le orge tribali, “S’io fossi foco” è proprio la lettura che ci vuole. Per chi ama un pensiero limpido e coerente allo stesso modo di un’azione conseguente, per chi detesta la sopraffazione e l’odio travestiti da amore per il prossimo, non c’è libro migliore. Chi non sopporta la degradazione che l’uomo infligge all’altro uomo, chi tace, ma molte cose porta dentro di sé, chi ha sempre preferito giudicare e decidere con la propria testa e non vuole rinunciarvi proprio adesso, chi aborrisce la menzogna, la malafede e la frode, dovrebbe leggere assolutamente questo libro. Chi non può e non vuole vivere nell’ansia e nel terrore, chi sa che le guerre, di qualsiasi tipo siano, sono atroci, chi sa che il dispotismo di un genitore distrugge una famiglia e quello di uno Stato devasta una nazione, chi sa che non ci saranno atti di contrizione che potranno riportare in vita uomini e donne uccisi, far rinascere esistenze distrutte, far riapparire le strade e le case di una città rasa al suolo, chi è consapevole che i suicidi non torneranno mai più, chi ha istintivo orrore della tirannide, chi ama la poesia e la musica, perché ci mostrano quanto possa essere bello e degno l’uomo quando è finalmente uomo, e non legge questo libro, lo fa a suo proprio danno, perché si priva di un grande conforto. L.S.G. Un'intervista spregiudicata, corroborante e di respiro insolitamente vasto su alcuni temi di fondo della nostra civiltà: passerà alla Storia. Innanzitutto, cara Lodovica, da dove nasce questo romanzo e come mai la scelta di parafrasare nel titolo il celebre sonetto di Cecco Angiolieri? Affinché fosse espresso esattamente, nel modo più pregnante e fulmineo, complice l’immagine del mondo in fiamme, quello che volevo esprimere: che la terra meriterebbe di essere bruciata. “S’io fossi foco” è nato da un profondissimo bisogno di liberazione, un bisogno che la “Pandemia”, scoppiata quando ero a metà dell’opera, ha poi fatto schizzare alle stelle. Gianluca Massimini PER IL TESTO COMPLETO: https://www.lankenauta.it/?p=22652
Un'intervista coi fiocchi! Vi chiedete perché non sia uscita sul Corriere della sera o su Repubblica o sull'Espresso? Anche noi ce lo chiediamo... Chi è e cosa fa, oltre a scrivere, Lodovica San Guedoro? Chi sono? La risposta a questa domanda non può averla da me, si trova nei miei libri, che sono numerosi, si trova in Requiem di Arlecchino, ne L’ultima estate di Teresa Tellez, ne Gli avventurosi Simplicissimi come in Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé… e Amor che torni…, si trova ne Le memorie di una gatta e anche in S’io fossi foco. Oltre a scrivere, cosa faccio? Vorrei poter rispondere: scrivo! O almeno: giro i pollici! Ma sarebbe menzogna… Quella che, nel 2006, è nata sui tetti di Neuhausen, leggiadro quartiere liberty di Monaco, ed è stata battezzata col nome dell’eroe dell’ultimo romanzo di Thomas Mann, quella che nel panorama contemporaneo è più che una casa editrice, è un atto di accusa alle case editrici, la conduco infatti io insieme allo scrittore tedesco Johann Lerchenwald, da sempre mio amico, consigliere, compagno di avventura e Musa. Capirà che non è lavoro da poco essere grafici, impaginatori, correttori di bozze, curatori, prefatori, ufficio stampa e pubblicizzatori, non ultimo attraverso circa sessanta video di letture, fuse con immagini e musiche… E occuparsi, come se non bastasse, della promozione delle nostre opere, farle concorrere al Premio Strega (cosa avvenuta, tra il 2016 e il 2020, cinque volte di seguito), quando lo sforzo creativo sarebbe di per sé più che sufficiente a impegnare tutte le energie morali e fisiche. In margine non va dimenticato che ci occupiamo anche di tradurre in italiano o tedesco alcuni dei nostri libri usciti in lingua originale. Felix Krull è un editore bilingue! Pina Sutera PER IL TESTO COMPLETO: https://libri.icrewplay.com/sio-fossi-foco-intervista-allautrice/ Come amiche separate dalla nascita e incontratesi per caso, lungo una strada buia. Con la San Guedoro è stato amore a prima vista. O riconoscimento a prima vista. Un’amica lontana e mai dimenticata, una passione scaturita da un certo modo di fare letteratura e che, diciamocelo, è quello che da bambina mi ha sedotto e fatto innamorare. E non è facile, credetemi, elencarvi i motivi per convincervi che questa pazza signora è la lettura giusta per tutti coloro che un po’ si sono stufati di certi schemi rigidi, che ci propinano come letteratura fatta bene. La San Guedero è una ventata di freschezza in questo stantio grigiore. La San Guedoro è la voce fuori campo, l’Erinni che si scatena senza compassione e senza trovare alibi su un mondo che stiamo perdendo. Un mondo che scivola via allontanandosi dalla bellezza, dal buon gusto e dalla creatività. Un mondo che addita l’immaginazione, e la rottura di schemi oramai vetusti, come il peggior crimine che si possa commettere. Quell’arte nata nel seno di Prometeo, reo di rubare il fuoco a divinità intoccabili. Ecco Lodovica lo fa. Ruba il fuoco fregandosene di regole e dei lettori assuefatti alla banalità. E ci regala un libro assurdo eppure molto coerente. Un libro in cui il suo sarcasmo non si ferma e ci accusa, deride, irride e mette di fronte alla decadenza che Noi abbiamo voluto, celebrato e mantenuto. La follia allora non è dell’artista che crea parole come fiamme. Ma di quel mondo che si nega al fuoco purificatore. Al fuoco che dovrebbe bruciare le nostre marce abitudini. Un fuoco necessario per illuminare le ombre del bosco e ridonarci le vesti di Vasillissa, la Dea liberata dal gioco delle consuetudini, dalla routine delle abitudini, per abbracciare la natura selvaggia e incomprensibile della Baba Yaga. La San Guedoro non fa sconti. E in questo mondo politicamente corretto, in cui si è attenti alla forma e mai alla sostanza, ecco che sul podio del colpevole saliamo noi, immagini sfiorite del femminino sacro. Noi, che invece di
proseguire per la STRADA della libertà, ci adagiamo e ci vantiamo di essere
immagini perfette di un maschile che ci rende sì tutte fate e poco streghe, ma
che nel farlo ci ingabbia. Noi, che siamo sempre meno lupe e più statuine, ballerine costrette da un malefico carillon a ballare per la gioia di chi ci osserva, dobbiamo prendere le sue parole, feroci come lame, e lasciare che esse ci feriscano. E che il sangue grondi sui sogni perduti e formi di nuovo la parola libertà. Grazie, Lodovica. Alessandra Micheli/Les fleurs du mal PER IL TESTO COMPLETO:
Dalla Francia Insolite: un éditeur italo-allemand publie un livre féministe en français et italien«Ce livre porte un combat contre la morale de l’époque, une attaque frontale, radicale contre la pornographie, contre la marchandisation du corps féminin et toutes les dégradations liées», nous indique l’auteure. Mais elle y constate également la manipulation galopante des esprits — tant féminins que masculins — devenue «clef de voûte de toute l’immoralité, le mensonge, la tristesse et l’oppression qui caractérisent notre époque». Or, dans l’ouvrage, une grande partie du texte est écrit en italien, entrecoupé de multiples épisodes épistolaires... en français. Une partie en français substantielle, qui est constituée de la correspondance entre la narratrice et l’un de ses cousins à Paris. «C’est une seconde mélodie, contraire, et parfois imbriquée dans la première, qui a pour fonction de changer de pays, d’heure et d’atmosphère, et qui apporte également de l’oxygène au lecteur», nous indique la romancière. De fait, la rédaction s’est opérée durant la période de pandémie et donne aux cousins l’occasion d’une narration pour s’aérer et ne pas périr, suffocants, dans les contextes de confinement, lui en France, elle en Allemagne. «Les lettres ont ainsi valeur de témoignage sincère de ce que l'on pouvait ressentir, penser et souffrir en privé à l'époque du Coronavirus», reprend Lodovica San Guedoro. Mais surtout, elles sont authentiques, véritablement échangées entre l’une et l’autre, et considérant «l’esprit, la finesse et l’intelligence français», l’auteure a choisi de ne pas les traduire en italien. «Il ne faut pas oublier que le français était, autrefois, la langue universelle d’une Europe cultivée.» Nicolas Gary PER IL TESTO COMPLETO:
S’io fossi foco, spiega la San Guedoro, è un combattimento con la morale del Tempo, un attacco frontale e radicale alla pornografia, alla mercificazione del corpo femminile in tutte le sue gradazioni e manifestazioni, come pure alla dilagante manipolazione dei cervelli femminili (e maschili), viste come chiave di volta di tutta l’immoralità, la falsità, la tristezza e l’oppressione che caratterizzano la nostra epoca. Una particolarità di rilievo: il testo italiano è intervallato da molteplici episodi epistolari… in francese. La sostanziosa parte francese, costituita dallo scambio epistolare tra l’io narrante e un suo cugino parigino, è una seconda melodia contrapposta e talvolta intrecciantesi con la prima, che ha la funzione di un cambiamento di paese, di tempo e di atmosfera e dà ossigeno anche al lettore. L’opera infatti è stata scritta per lo più durante il duro tempo della pandemia e i due cugini rischierebbero di soffocare, lui in Francia e lei in Germania, dove vive, se non si sfogassero e consolassero a vicenda. Afferma Lodovica San Guedoro:
In S’io fossi foco, mutuando non a caso il titolo dal famoso sonetto di Cecco Angiolieri, poeta senese che si colloca a cavallo tra il Duecento e il Trecento, Lodovica San Guedoro si pone in una posizione di denuncia rispetto al contesto sociale nel suo insieme e in particolare punta i dardi delle sue frecce infuocate contro l’universo femminile, lo fa con la stessa veemenza che Cecco Angiolieri ha usato nel suo sonetto ottocento anni fa, ovviamente con altri temi: denunciando quelle donne che, invece di aspirare a liberarsi e con sé stesse a liberare l’umanità, oscenamente si compiacciono di perpetuare e portare all’esasperazione le caratteristiche e i comportamenti che un tempo furono loro imposti dalla perversione maschile. La denuncia dello stereotipo femminile è costruita ed orchestrata all’interno di una storia inventata e molto fantasiosa. Nel contesto di S’io fossi foco, Lodovica San Guedoro inventa, infatti, una protagonista che non appartiene al mondo degli umani ma che degli umani, meglio delle umane, ha tutte le caratteristiche e i comportamenti. Gennarina è un piccione femmina che, umanizzata, incarna lo stereotipo femminile contro il quale l’autrice, con sagacia ed ironia, lancia il fuoco delle sue parole. Sagacia, ironia, sarcasmo e sottigliezza stilistica sono caratteristiche molto presenti in tutto il contesto del romanzo che si può definire, senza dubbio, allegorico. Pina Sutera PER IL TESTO COMPLETO: https://libri.icrewplay.com/sio-fossi-foco-di-lodovica-san-guedoro/
Titolo molto bello per questo libro di Lodovica San Guedoro. Riferimento colto che rappresenta l’ingresso in questo romanzo enigmatico e sui generis, edito nel maggio 2021 da Felix Krull Editore, dove la sua autrice, fra parodia, realismo grottesco, fantasie, delirio, favola, inventa una strada inedita, dove con linguaggio sciolto talvolta volutamente opaco, aspro, altre volte radicalmente immaginifico, viene scritto un vorticare onirico, ironico e talvolta persino sinistro, sicuramente beffardo, di situazioni fra il gioco e l’assurdo. […] […] Più si avanza nella lettura, più si rafforza una convinzione: il romanzo è una satira del mondo contemporaneo, in cui l’invivibilità della vita si manifesta in un’eterna connessione e nel dominio spettacolare della pornografia. Satira, da qui il moralismo (gli autori satirici sono sempre moralisti). “S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo”: aggiungiamo il seguito e il gioco di Lodovica San Guedoro è fatto. Ma il cuore di questo romanzo atipico senza un reale centro è altrove. Uno dei suoi molti cuori perlomeno. Per esempio nel tremendo “J’accuse” contro la scienza, nuovo “oppio dei popoli”, e certi scienziati, aggrediti verbalmente dal personaggio del Professore, voce fuori dal coro di una scienza incapace di accostare con discrezione (moralmente) il mistero dell’universo. […] […] Le operazioni compiute attraverso questo romanzo sono difficili, intelligenti, complesse e ci mettono in discussione sottilmente aldilà dell’abito del libro comico e satirico che appunto è solo un abito. Si tratta di una letteratura morale di grande intensità […] Ettore Fobo PER IL TESTO COMPLETO: https://www.lankenauta.it/?p=22093
Con l’affascinante scrittura che i suoi lettori conoscono, ricca di riferimenti, chiavi di lettura e d’interpretazione, ampia e varia, impossibile da costringersi in un genere o in un qualche asfittico confine, Lodovica San Guedoro si scaglia con un infiammato e torrenziale pamphlet contro un mondo che ... Gabriele Ottaviani PER IL TESTO COMPLETO: https://convenzionali.wordpress.com/2021/05/26/sio-fossi-foco/
Commento di Christian D. alla videolettura dell'autrice: Tu es vraiment une sacrée tragédienne... Quelle dramaturgie dans cette vidéo impressionnante et mystérieuse... Il video: https://www.youtube.com/watch?v=Oz2XRY81ynw La fiaba rinata Fiorelluccia, in realtà, ha molto più di mefistofelico che di umano. La tradiscono i silenzi e gli sguardi famelici, le reazioni incontrollate, l’istinto primordiale di nascondersi ad un mondo che non sente suo. Lodovica San Guedoro racconta la sua favola con un linguaggio fortemente poetico, riporta alla luce culture e tradizioni di una terra appassionata fatta di sacrifici e onore. La scelta coraggiosa di usare i dialoghi originali in dialetto siciliano, a mio avviso, di una tenerezza interiore profonda, invita ad approfondire e “studiare” in qualche modo una cultura diversa ma non per questo meno preziosa. Donatella De Filippo su icrewplay PER IL TESTO COMPLETO: Il giallo letterario riscoperto In queste pagine godibili, perfette e raffinate, si cela il significato che lo affilia al romanzo sociale per eccellenza… Pensate al titolo. "Incitazione a delinquere". Sembra quasi che esista qualcosa in questo mondo cosi frenetico, così impegnato a ricercare il lato godurioso senza attenzione a responsabilità, che ci spinge a precipitare in ogni vizio possibile e immaginabile, perfettamente rappresentato dai protagonisti della terrificante famiglia Rubinacci: ingordigia, corruzione, vanità, ignavia, ira, accidia. E così l’omicidio non è altro che la metafora precisa di quei pochi, eletti o forse perduti illusi che decidono di non cedere al nuovo che avanza e che divora la tendenza stoica di chi crede nella meraviglia armonica della vita, nella semplicità del quotidiano, nel valore del lavoro e, perché no, del sacrificio che comporta credere ancora nei sogni. E così la famiglia Rubinacci, simbolo della banalità per eccellenza, non solo quella del denaro ma anche quella del potere che chiede sempre più vittime, che rende carnefici privati dell’anima, deve poter essere sconfitta. E in questa parodia del mondo, dell’umanità ingrigita, l’ironia affilata, crudele, decisa a fissare in volto la verità, ci mostra esempi di vita affatto virtuosa, ma rumorosa, volgare, ultramoderna, disordinata soprattutto moralmente, che difficilmente riscuoteranno nel lettore quel sentimento di empatia che si nutre per la vittima. Come si può odiare chi decide di difendere la paradisiaca vita di un quartiere completamente fuori dal tempo? Alessandra Micheli su LES FLEURS DU MAL PER IL TESTO COMPLETO:
Amore è stufo/L'ingannatore di Siviglia
Recensione su
SIPARIO
Le inenarrabili tribolazioni della Poesia in tempi di barbarie Recensione di Gianluca Massimini Recensione di Pina Sutera su icrewplay https://libri.icrewplay.com/lodovica-san-guedoro-e-le-sue-tribolazioni/
REQUIEM DI ARLECCHINO il primo romanzo di Lodovica San Guedoro pubblicato da Felix Krull Editore, ripresentato nella sua immutata vitalità (e bruciante attualità) da G. Massimini in una recensione del 13.07.2020 https://www.lankenauta.it/?p=19979
AGONIA Lo strano incidente che capitò a Giulia Berri-Orff in quel tempo lontano
Da una recensione di Maria Teresa Iudica su sololibri Ma quanto più la realtà si fa avversa, tanto più Giulia si piega ad attingere dal pozzo inesauribile del sogno e della visione le forze di una non comune tenacia. Resilienza che la accomuna alle creature dei miti, fortunosamente sottrattesi alla violenza di un dio, seppure sempre desiderose di un miracoloso incontro. Dalla splendida madre-sirena ha ereditato la spericolata agilità che la salva e un compito: non lasciare che si spezzi il filo, benché drammaticamente teso, della memoria.
PER LA RECENSIONE COMPLETA
PER LA RECENSIONE ORIGINALE Recensione di Gabriele Ottaviani
Amor che
torni ... Presentazione
https://ilmondoincantatodeilibri.altervista.org/category/presentazione-libro/
"Pastor che
a notte ombrosa nel bosco si perdé ..." e "Amor che torni ..." :
due romanzi, un solo romanzo, più di mille pagine sempre librate alla stessa
sublime altezza di sentimento, senza cadute di tono, senza smagliature, senza calo della
tensione; una profonda immersione nella bellezza della lingua
italiana, Johann Lerchenwald "Pastor che a
notte ombrosa nel bosco si perdé..." (2017)
Censurati, ignorati e affondati dal Premio Strega e dai collusi giornalisti, questi due romanzi hanno invece suscitato in rete un'onda spontanea di amore, affetto, entusiasmo e gratitudine. L'ultima che ha riconosciuto nel modo più sincero ed esemplare il loro non comune valore e il loro incanto è stata Alessandra Micheli, che ne ha così scritto nel novembre 2021 su Les Fleurs du mal:
Questa recensione è la più difficile della mia carriera di blogger.
È di “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé…” e “di Amor che
torni…”, insieme un romanzo sentimentale autobiografico di circa mille
pagine, opera di un’autrice che in poco tempo è divenuta la mia preferita.
La San Guedoro, che ho conosciuto per la sua penna irriverente,
sarcastica e anche, permettetemelo, deliziosamente crudele.
Libri che raccontano in profondità e nella loro interezza questo strano
essere chiamato uomo e le sue aberrazioni.
E ho iniziato ad amarla anche per quel suo piglio intellettuale, mai
stanco di lotta, mai stanco di gridare la sua indignazione al mondo, per
svegliarlo dal suo nefasto torpore.
Ebbene, trovarmi di fronte a “Pastor” e “Amor” mi ha confermato l’onore di essere di fronte a un’anima così composita, dura e al tempo stesso delicata, da affrontare con uno stile elegante, colto ma mai noioso, uno dei temi che più aborrisco: l’amore.
E lo aborrisco non perché sia una crudele arpia priva di cuore.
Ma perché mi chiedo come si possa raccontare, l’amore, tradurre in
parole, senza privarlo della sua magia.
Ed ecco invece che in questi due testi, elaborati e al tempo stesso
immediati, la magia e la leggerezza calviniana si fanno strada, per poi
esondare in una difficile complessità.
L’amore è illusione e al tempo stesso contatto con una realtà profonda,
inconsapevole, aliena alla vita conscia. Un’illusione che permette all’anima
di volare, che la libera dalle pastoie della finitezza umana e la fa
emergere in tutta la sua abbacinante bellezza. Un Sacro Graal: un nuovo nome,
una nuova anima, una nuova identità per gli iniziati.
Ecco, in questi due libri è raccontata la magia dell’amore, ma anche
molto altro.
È raccontato il difficile percorso di un giovane uomo che deve
diventare persona e di una donna che veglia su questo processo…
E lui lo diventa soltanto alla fine, quando torna improvvisamente da
lei, che non l’attendeva più…
Sono raccontati la tremenda forza d’animo, il coraggio e il supplizio
di un carattere che persegue attivamente le sue mete, che non si piega,
che non cede, non si rassegna, ma che, con eroica fedeltà alla propria
natura, trasfigura e salva continuamente l’amore dalla distruzione cui lui,
per debolezza, sembra volerlo condannare. E, insieme all’amore, la vita.
A tutte le sognatrici che prenderanno in mano questi due libri non
verranno regalati cliché…
Bensì sentimenti, dolore e gioia esaltanti perché veri, azione
appassionante nel senso meno comune, intense istantanee di un incontro che
non sarà mai solo fisico, ma soprattutto emozionale e spirituale fino al
mistico.
Con uno stile indimenticabile, commovente, meraviglioso, ecco a voi la più bella storia mai letta. Mai scritta. E perciò… eterna. Grazie come sempre, Lodovica! PER IL TESTO COMPLETO:
Commento di Salvator Nino Ecco una lunga e complessa storia sentimentale scaturita dalla penna sempre ispirata della scrittrice Lodovica San Guedoro. Il racconto fluisce impetuoso, al tempo stesso pieno di giovanile tensione e di armoniosa maturità, di ingenuità e delicata malizia. È una ventata di puro romanticismo in un’epoca priva di vera poesia, finanche una tempesta di sentimenti che sembrano provenire da tempi lontani e misteriosi, ma attualizzati nel dolce fragore di una pioggia battente che ci inonda e ci gratifica.
Piergiorgio Paterlini su Robinson/Repubblica del 04.04.2020
Lodovica San Guedoro proposta per il Premio Strega 2020 da Paolo Ruffilli con la seguente motivazione:
Segnalo
per la partecipazione al Premio Strega 2020 il nuovo romanzo di Lodovica San
Guedoro, “Amor che torni ... Un'educazione sentimentale“ (Felix Krull
Editore), per la qualità della scrittura, con uno stile personalissimo e un
linguaggio vivido di grande forza espressiva, e per la resa narrativa della
materia amorosa che lo caratterizzano. Le vicende di un amore, con due amanti che
si cercano e che si sfuggono, sono la continuazione di un precedente romanzo, “Pastor
che a notte ombrosa nel bosco si perdé ...” e lo sviluppo delle nuove pagine
rappresenta il percorso sinuoso tra slanci e ricadute; un percorso insieme di
elevata intonazione e di perdizione e di deriva, per mezzo di una vera e propria
sinfonia di vasto respiro. L’indicazione che viene dalle pagine tra incanto e
rapimento di questo romanzo, in relazione alla questione del senso e del valore
dell’amore che non cessa di essere angelico mentre diventa crudele, sta nel
riconoscimento dell’incontro misterioso tra finito e infinito, tra tempo ed
eterno.
Da “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé…” ad “Amor che
torni…”: un’unica storia scritta con infinita dolcezza mista ad intensi
sentimenti da Lodovica San Guedoro. L'autrice continua il resoconto preciso nei giorni, nelle
ore e nei minuti di questa
passione sconvolgente per Kasim, lo fa con la solita scrittura attenta, precisa,
poetica e aulica. Anche
questa volta trascina il lettore nella lettura di questa storia d'amore terrena
e potente, e riesce a tramutare i
gesti più insignificanti in momenti poetici che si coniugano con questo amore
come un continuo presagio. Presentazione: Recensioni: Chiara Genovese/periodicodaily
Lodovica San Guedoro candidata per la terza volta al Premio Strega con "Le memorie di una gatta" Scheda di presentazione di Pietro Gibellini
Intervista di Elisabetta Riboldi su Cisiamo
Recensioni Corriere della Sera 5 luglio 2019 di Carlo Baroni Attraversare città e campagna con una grazia felina
di Chiara Genovese https://www.periodicodaily.com/le-memorie-di-una-gatta-recensione-del-libro-di-lodovica-san-guedoro/
di Francesca Savino "Memorie di una gatta" recensito da una felina
di Cinzia Baldini Struggente il capitolo di Pio, l’adorato fratellino peloso, compagno di mille avventure, che ingenuo e fiducioso nei confronti degli esseri umani salirà precocemente sul Ponte dell’Arcobaleno per la mano assassina di alcuni cacciatori: “quell'orribile genìa si comporta spesso così con i gatti, nei quali vede solo rivali che le sottraggono gli uccelli”. PER LA RECENSIONE
COMPLETA:
di Alessandra Di Maio
di Giovanna Giraudi https://www.sololibri.net/Le-memorie-di-una-gatta-San-Guedoro.html
di Giorgio Linguaglossa
di Stefano Duranti “Le memorie di una gatta” raccontate da sé medesima
di Gabriele Ottaviani https://convenzionali.wordpress.com/2018/11/01/le-memorie-di-una-gatta/
di Maria Lucia Ferlisi https://marialuciaferlisi.blogspot.com/2018/11/le-memorie-di-una-gatta-di-lodovica-san.html
di Davide Dotto
di Elide Apice http://www.sannioteatrieculture.it/dettagliocomunicato.php?vIdComunicato=11654&vTorna=main.php
Pastor che a notte ombrosa
nel bosco si perdé ... Un importante documento che non deve andare smarrito: le riflessioni di una giovane donna su un suo blog, che ora non esiste più… Pagine terapeutiche e vere, sofferte e luminose, ché la via del cuore, a ben vedere, abbisogna di un nuovo illuminismo… o di una nuova educazione. “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé…” è una testimonianza meticolosa, intima e potente di un sentimento d’amore finalmente vissuto in modo non convenzionale. L’Autrice dà voce ad una sensibilità, senza sesso e senza età, poco esplorata dalla letteratura, specialmente da quella contemporanea, che privilegia forme stereotipate di relazione amorosa: dinamiche più riconoscibili, certo, nelle quali è però sempre più arduo riconoscersi. Una sensibilità che io stessa, giovane lettrice e giovane donna, ho sempre avvertita e rinnegata, pur di corrispondere all’ideale di sensualità femminile che vedevo spopolare e al quale ho davvero creduto di dovermi adeguare. Questo libro ha rappresentato per me una sorta di rivoluzione, la liberazione da un peso, il dissolvimento del timore d’esser sola, estranea alla sessualità per com’essa ci è raccontata: una favola pornografica, peraltro poco incantevole. Non dev’essere stato facile, per l’Autrice, mettersi a nudo e parlare d’amore, in un mondo che d’amore non vuol sentir parlare. E la sua denuncia suona per questo ancora più grave. La sofferenza, qui, è come cenere: dice di un sentimento divorante e di aspettative tradite. Stordisce, avvolge il cuore come un sudario di polvere, ne ovatta l’eco di dolore. Ma quella sensibilità non può che rinascervi, moltiplicarsi nel petto di lettrici e lettori, e lacerare sempre di nuovo il velo dell’incomprensione. Tra le altre cose, quando s'incontrò con l'autrice in un caffè di Monaco, disse che quel libro doveva essere fatto leggere a ragazze e ragazzi… Da una recensione di Maria Teresa Iudica: A condurre il gioco è una donna che, sciolti i lacci grumosi di un’educazione borghese, da tempo sacrifica tutta se stessa all’ideale della bellezza e, per questo, sa opporre un infrangibile “no” alle ataviche e baldanzose certezze della cultura maschilista. PER LA RECENSIONE
COMPLETA:
Maria T. su capitolozeroblog: Non fatevi
spaventare dalla mole di questo libro, la narrazione è molto scorrevole,
nonostante lo stile erudito di Lodovica San Guedoro, ma, come ho già
scritto, la sua capacità espressiva è così notevole e il suo tono così dolce e
poetico che non potrete fare a meno della sua scrittura. Rimarrete incollati
alle pagine dall'inizio alla fine e vi appassionerete alle vicende dei due
protagonisti, magari vi immedesimerete e vi accorgerete che anche voi avete
provato gli stessi loro sentimenti, compiuto le loro stesse azioni in una vostra
storia d'amore. PER LA RECENSIONE
COMPLETA:
Una
segnalazione di Maria Lucia Ferlisi su lalettricedicartablog Da una recensione di
Maria Lucia Ferlisi a Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé... : PER LA RECENSIONE
COMPLETA:
Convenzionali: „L’ultima estate di Teresa Tellez“, di Lodovica San
Guedoro, Interviste rilasciate da Lodovica San Guedoro in concomitanza con la partecipazione allo Strega e al Viareggio 2017 di “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé…”Intervista
a Lodovica San Guedoro di Fioralba Phyllis Goldthal von Holenia https://convenzionali.wordpress.com/2017/04/12/strega-2017-intervista-a-lodovica-san-guedoro/ http://blog.graphe.it/2017/04/13/lodovica-san-guedoro-intervista-strega-2017 http://www.sololibri.net/Intervista-a-Lodovica-San-Guedoro-candidata-premio-strega.html https://marialuciaferlisi.blogspot.de/2017/05/strega-2017-una-vivace-intervista.html
Dacia
Maraini
presenta allo
Strega 2017 Recensioni L’eleganza di
Lodovica San Guedoro conquista (di nuovo) la giuria dello Strega
"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..." recensito da
Giovanna Giraudi su sololibri.net
"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..." recensito da
Gabriele Ottaviani su Convenzionali
"L'allegro
manicomio" di Lodovica San Guedoro,
"L'allegro
manicomio" di Lodovica San Guedoro,
Tre
coppie e una località tirolese che traspare incantevole dalle pagine, una
commedia umana aggraziata e piena di dettagli, finemente cesellata e ben
caratterizzata. L’allegro manicomio di Lodovica San
Guedoro, che rientra nella longlist del premio Strega di
quest’anno, è senza ombra di dubbio un romanzo molto interessante. Perché sembra
provenire direttamente da un tempo antico, da una dimensione altra, aprire uno
spiraglio su un mondo che non c’è più, ma che eppure esiste, perché è dentro di
noi, alla base di ciò che siamo, costruisce e costituisce lo scheletro dei
nostri affetti, delle nostre personalità, delle dinamiche che fanno sì che noi
uomini, animali sociali per definizione, interagiamo gli uni con gli altri, tra
menzogne, scaramucce, segreti, verità, affetti, battibecchi e tutti gli altri
sapori della vita. Esilarante. D’Argolo e
Ginevra trasgressive le avventure, di Lodovica San Guedoro,
per Felix Krull candidata quest’anno allo Strega con
L’allegro manicomio, è un gioco d’artista delizioso che si legge con
gaiezza e fluidità. Sono ragazzi, si amano, stanno insieme, sembrano Robert
Redford e Jane Fonda in A piedi nudi nel parco. E poi la lingua, il
ritmo, la metrica che utilizza la San Guedoro sono nei fatti una dichiarazione
di poetica, di andare oltre le convenzioni che non può non conquistare
l’attenzione. Da non lasciarsi sfuggire. “D’Argolo e Ginevra trasgressive le
avventure”, pur affondando le sue radici nella tradizione, si presenta con rime
e ritmi di rara e divertita novità. Ho difeso l’originalità dell’opera, ma i
libri segnalati dalla giuria erano tanti e questo non ha permesso di raggiungere
il numero sufficiente di voti. Se tutti gli editori fossero come Lei,
anche la produzione sarebbe migliore. Ormai girano solo prodotti
pre-confezionati come al supermercato e i libri originali sono sempre più rari. Da e-mails di una giurata, dantista, del Premio Viareggio 2015 I Vespri, luglio 2015 Un romanzo originale o un poema fuori del comune? Qualcuno se lo è chiesto, e tra questi, una giurata del Premio Viareggio (...) Leggere:tutti, giugno 2015 Un romanzo felicemente poetico Il romanzo, in versi, di Lodovica San Guedoro, "D'Argolo e
Ginevra trasgressive le avventure, è un'opera di poesia, ma di una poesia
freschissima e divertentissima, che scivola in gola come un vino delizioso,
tanto la sua lingua e le imprese dei suoi protagonisti sono ammalianti e
trascinanti. Ambientato nei mitici anni '70 (...) La Repubblica 4.1.2015 Curioso libretto che arriva da Monaco di Baviera, l'editore, Felix Krull, lo ha
proposto per la selezione dello Strega 2015. Già il packaging è intrigante: una
copertina che sembra ingiallita dal tempo e, al centro, il ritratto di una
anemica ragazzina inizio Novecento, con lunghe trecce scure. E' lei la
Fiorelluccia del titolo (...) Corriere della Sera 3.2.2015
Leggere:tutti
Dicembre 2014
Una storia (L'ultima
estate di Teresa Tellez) epica e intima insieme, sulla scia di Goethe e
dei romanzi gotici. Ciò che colpisce, soprattutto nella prima parte, è la forza
lirica della scrittura, sono i toni soffusi, intimi, le immagini radiose e
sospese, l'atmosfera delle pagine
che scorrono lievi, nell'affascinante incrociarsi di vita e di letteratura, di
sentimeni e di passioni, Teresa che, come una
divinità dei boschi, nuota "smemorandosi" nell'acqua del lago, che ama in modo
incosciente.(...)
Andrea, Teresa, Giovanni. Tre scrittori. Tre artisti. Tre geni. Tre amici. Tre morti. Suicidi. Si sono avvelenati. Con delle erbe. Convenzionali (Gabriele Ottaviani, Giugno 2017) Per la recensione completa https://convenzionali.wordpress.com/2017/06/03/lultima-estate-di-teresa-tellez/
Talvolta, in viaggio, mi capita di scorgere un sorriso beato sul volto della persona che mi sta vicina, sprofondata nella lettura, e allora non riesco a trattenermi dall’allungare un furtivo, curioso sguardo sulla copertina. E’ così che ho scoperto L’ultima estate di Teresa Tellez. Mi ha profondamente commossa la delicatezza con cui più mani sollevano quell’impalpabile tessuto che è la vita di Teresa come per carpire il segreto della forza che tiene insieme i fili tesi da un destino che impone l’estremo sacrificio in nome dell’amicizia e dell’amore assoluti. Chissà quanto di Lei, Lodovica, è in tanta dolente femminilità! Nel confuso mare editoriale, dove si riversa copioso il veleno della volgarità, una penna capace di dosare con tanta scioltezza il filtro magico della scrittura è una perla rara. Nel congedarmi, Le prometto che riporrò il Suo romanzo sulla piccola mensola che ospita i pochi libri che rileggerò. Dalla lettera di una lettrice, Maria Teresa Iudica
Lodovica
San Guedoro torna in libreria con un nuovo romanzo: L'ultima estate
di
Teresa Tellez,
Felix Krull Editore, che, come è nel costume della scrittrice di formazione
mitteleuropea, richiama già dal titolo altre peregrinazioni letterarie e in
questo caso l'estate di Klingsor, il mitico cantore dello Heinrich von
Ofterdingen di Novalis, dipinta con toni autobiografici da Hermann Hesse
(...)
Romanzo di pregio e meditato. (...) INTERVISTA A LODOVICA SAN GUEDORO DI VELIA VITI La natura umana è un unico diamante Sono ormai passati diversi anni da quando ho avuto il piacere di incontrare la San Guedoro all’ombra di alberati viali romani. Da allora sempre più di rado la scrittrice italiana ha lasciato la sua abitazione di Monaco di Baviera. Anche questa intervista purtroppo avviene per via telefonica. Ha svelato di avere I dolori del giovane Werther fra le fonti di ispirazione de L’ultima estate di Teresa Tellez. Vorrei azzardare a dire di avervi trovato echi di un altro romanzo goethiano, Le affinità elettive. C'è dunque un legame particolare che la unisce a Goethe? Oltre al fatto che come lei fu autore sia di romanzi che di opere teatrali...
Lodovica
San Guedoro: «
E’ stata l’ultima rilettura de I dolori del giovane Werther a
spronarmi consapevolmente alla creazione di un’eroina femminile che incarnasse
la medesima problematica, trasferita nel presente: quella della disperazione e
del suicidio provocati dalla rovina sentimentale e dalla delusione sociale. Mi
sentivo satura delle necessarie esperienze e matura per poterlo fare: matura
fino a scoppiare. Ne L’ultima estate di Teresa Tellez la delusione
sociale coincide con la messa al bando dell’artista in una realtà interamente
dominata dal principio economico, che ha abiurato alla forma più eletta di
liberazione e di gioia, l’Arte, condannando l’artista a una tetra solitudine e
se stessa a una macabra follia. Presente ho avuto anche il Jules e Jim
di Henri-Pierre Roché. Ma non mi sorprende affatto che Lei abbia trovato in
questo mio romanzo echi de Le affinità elettive. L’ho troppo
amata e troppo sentita, questa tarda, sublime opera goethiana, perché i suoi
spiriti non passassero prima o poi per vie inconsce nel fluido della mia penna.
Fin dagli esordi, sono stata legata a doppio filo all’amabile vate germanico: i
dialoghi del signor Friedenthal e dell’investigatore privato, sostanza
filosofica del giallo letterario, Incitazione a delinquere, mi
sono stati decisamente ispirati dai colloqui di Goethe con Eckermann. Goethe è
per me una fonte perenne di giovinezza e di saggezza, in cui mi sono sempre
immersa e torno ad immergermi...
Intrecci da fiato sospeso nel nuovo romanzo di Lodovica San Guedoro, L'ultima estate di Teresa Tellez (...) Sebbene, a
differenza di quella wertheriana, l’atmosfera in cui sono immersi i tre
protagonisti, nel loro rifugio alpino, sia luminosa e cristallina, al lettore è
però lecito indovinare che tale serenità è l’atarassia nirvanica di chi ha
sofferto crudelmente, ed è anche un ultimo sogno di luce e di gioia dettato dal
desiderio, una trasgressione vitalistica celebrata prima che piombi il buio: un
morire sognando. Andrea, Teresa e Giovanni sono sentiti
come depositari di quell’istinto di libertà che, presente in ogni creatura umana
al nascere, nella maggioranza degli adulti si configura alquanto smorzato o
soffocato o addirittura spezzato. Il loro ultimo tempo ci è tramandato dal
destinatario delle lettere di Giovanni, un restauratore fiorentino di dipinti
antichi, il quale, dopo la morte dell’amico, s’incarica di raccoglierle in un
volume e di integrarle con le testimonianze di alcune persone del luogo. Ad
altre lettere mai spedite di Giovanni, ritrovate dentro una cartellina viola, e
al periodo viennese di Teresa, riportato in un quaderno sempre da Giovanni, è
affidato infine il compito di far luce sulla tormentata e avventurosa storia di
Teresa, la personalità chiave del libro e motore del dramma.(...)
-
Leggendo i
Suoi
romanzi si respirano le peregrinazioni filosofiche e artistiche degli interpreti
della grande
Mitteleuropa. Da un'intervista di P. Almirante su LA SICILIA (Dicembre 2013) Non fa alcuna fatica Lodovica San Guedoro a remare
controcorrente: con il suo quarto romanzo, Fedra e le mammine nei caffè,
smonta duecento anni di purismo femminista, di conquiste sociali e di donne "che
si realizzano soprattutto con il lavoro". In un libro di riflessioni e appunti
diviso in due parti (da una parte c'è la tragica Fedra, dall'altra le eteree
mammine) accompagna il lettore per mano in un percorso che dipinge la figura
femminile da un'origine drammatica alla più assoluta fatuità. Le mammine nei
caffè incarnano uno stereotipo femminile che si bea di occuparsi di cose
intrinsecamente inutili: queste signore quasi tutte "belle", quasi tutte giovani
e quasi tutte magre hanno come compagni fidati: il telefonino e il passeggino.
Tutti e due hi-tec... (...) Risaltano (in Fedra e le mammine nei caffè) le
caratterizzanti funzioni del mito. Quello classico, denso di conflittualità,
culminante nell'esaltazione di una società fondamentalmente patriarcale, e
quello contemporaneo, intriso dei continui eccessi di esteriorità che
sconvolgono infine gli equilibri conferendo alla donna ruoli alternati di
dominio e sottomissione, protagonismo e insensato sfruttamento. (...)
Le riserve dell'autrice sugli eccessi della modernità possono configurarsi come
riflessioni costanti sull'eterno femminino, visto e considerato senza la
barriera opprimente della comprensione a ogni costo e della giustificazione a
tutto spiano. (...) Le mammine nei caffè diventano dunque il simbolo degli
eccessi tipici delle società occidentali, in cui le tendenze a seguire i rituali
coincidono infine con l'imposizione di veri e propri stili di vita,
impossibili da accantonare o ignorare. (...) La descrizione degli atteggiamenti
– tratta da scene di vita quotidiana intensamente e minuziosamente osservata
– oscilla così tra intelligente comicità e sottile misoginia, filtrate entrambe da
una consumata esperienza ed espressività letteraria, che tutto sospende in un
superiore equilibrio di rimandi e sottintese citazioni. Infine si tratta di
un'opera tra classica e moderna, che riporta all'attenzione dei lettori e della
critica un'autrice del tutto originale, lontana dalle esigenze e dai dettami del
mercato editoriale, e come appartenente ad altri tempi e ad altre epoche della
scrittura narrativa. LUNGO I SENTIERI DELL'AMORE NEGATO (...) Fedra e le mammine nei caffè,
due romanzi collegati fra loro
dal grande tema della maternità e dell'eterno femminino goethiano, in cui
però la prima parte è raccontata per "stazioni", che l'autrice chiama "pensieri",
benché latente appaia il riferimento agli aforismi nietzschiani con cui fu
composto lo Zarathustra... Una scelta letteraria singolare per consentire
al lettore di riflettere e all'autrice di procedere per gradi lungo i sentieri
dell'amore negato e fra i meandri di un eccesso di dominio maschile... Nella
seconda parte, più larga e distesa, ambientata in Germania, le mammine diventano
simbolo della normalità "femminista", ossia dei luoghi del comune conformismo,
che magari vorrebbe spezzare catene, mentre non si accorge di vivere nella più impazzita realtà, in assimilazione lontana con la Candy di
Beckett che, racchiusa nella fossa, si crogiola, vaporizzandosi, di oggetti
inutili.
Di Lodovica San Guedoro colpisce soprattutto la capacità letteraria di immergere il lettore in atmosfere e paesaggi avvolgenti al limite della realtà e Gli avventurosi Simplicissimi ne è un chiaro esempio. Donatella De Filippo su Icrewplay (Marzo 2022) PER IL TESTO COMPLETO: https://libri.icrewplay.com/gli-avventurosi-simplicissimi-felix-krull-ed/
<<Gli avventurosi Simplicissimi>> Nuovo libro di Lodovica San Guedoro dall'editore Felix Krull Quel ponte di letteratura tra Italia e Germania Chi era questo Felix Krull, viene da domandarsi leggendo il nome della
casa editrice che, da un paio di anni a questa parte, pubblica dei bei volumetti
che escono, sempre rigorosamente in due edizioni, una in italiano e l'altra in
tedesco. Questo Felix tutto è meno che un <<cavaliere d'industria>>, piuttosto un
piccolo baro, un <<onesto truffatore>>, un personaggio che è la parodia di se
stesso, ma con tanta fantasia e tanto impegno che non può che suscitare
sentimenti di simpatia. E questo è anche il romanzo di commiato, incompiuto, di
Mann. A lui si è voluto intitolare <<Felix Krull Editore>> che punta
all'obiettivo, oltre quello usuale della buona letteratura, di stabilire un
ponte tra due delle grandi culture del vecchio continente: quella italiana e
quella tedesca. Due culture che, come vecchi coniugi, si amano spassionatamente,
ma non mancano, qualche volta, di lasciarsi andare a infuocate liti. L'avventura
di Felix Krull editore inizia nella zona liberty di Monaco di Baviera nel 2006,
lo scopo, dichiarato, è anche <<offrire al pubblico una letteratura
contemporanea europea che, infrangendo la condanna dell'effimero, superi la
barriera del tempo e viva oltre la stagione e la moda, lasciando un segno nelle
coscienze>>. (...) La scrittura (de Gli avventurosi Simplicissimi) è
volutamente anticheggiante, ricorda le romantiche atmosfere magiche di Novalis,
ma anche Il pellegrinaggio in Oriente di Hermann Hesse. Si conferma così
il programma letterario della <<Felix Krull>>, intenta a promuovere una
letteratura <<inattuale>>, fondata sul valore intramontabile della bellezza,
come risulta dall'insegnamento che giunge ai giovani Simplicissimi: <<La
Bellezza li aveva guardati negli occhi, e mai più essi avrebbero dimenticato il
suo sguardo>>. Questo romanzo, già nel titolo, si ricollega alla grande
tradizione del romanzo picaresco secentesco, e segnatamente all'Avventuroso
Simplicissimus di Grimmelshausen, come pure allude al principale romanzo
neopicaresco della letteratura tedesca: il Felix Krull di Thomas Mann,
cui è intitolata la casa editrice. Cinque studenti dell'università di Tubinga, i Simplicissimi,
vogliono intraprendere un viaggio via terra che li porti fino in India. Giunti
in Italia, però, fanno i conti con le bizze delle nostre ferrovie, che fanno
perdere loro il traghetto per la Grecia e li costringono a un imprevisto
pernottamento a Brindisi. Dopo una tormentata notte in una squallida pensione, i
ragazzi cercano di svignarsela senza pagare l'esoso albergatore. Al porto
accettano un passaggio per la Grecia offerto loro da un pirata, ma una tempesta
li fa naufragare e li separa, scagliandoli in cinque punti diversi della Sicilia.
Il caso li aiuta a ritrovarsi presso il palazzo del marchese di Cassibile, dove
sventano una truffa ai suoi danni che varrà loro un'esperienza e una ricompensa
indimenticabili. Attraverso un linguaggio volutamente <<antiquato>> e la ricreazione di un'atmosfera ora fiabesca, ora decadente, Lodovica San Guedoro
esprime tutta la propria passione per le fantasticherie e i preziosismi del
romanzo barocco, trasfondendo anche un viscerale amore per l'arte e per la
sua terra d'origine, la Sicilia. Tra agrumeti e teatri cortigiani, non manca la
denuncia contro alcune delle ferite che offendono l'isola: dall'abusivismo
edilizio alla grettezza di taluni amministratori della cosa pubblica. Non
manchiamo di segnlare che questa fiaba è frutto di una penna italiana all'opera
per una giovane casa editrice tedesca, la Felix Krull, nata con il proposito di
gettare un ponte tra la cultura mitteleuropea e quella mediterranea. Se la Bellezza pura ti guarda negli occhi E' puro ed elegante esercizio espressivo, quello della scrittrice di origini
siciliane Lodovica San Guedoro nel suo nuovo romanzo ispirato all'ideale
picaresco del Seicento, ma aggiornato nei termini e nei modi ai canoni della
sensibilità contemporanea: Gli avventurosi Simplicissimi, come
esaltazione della intrinseca possibilità di trasferire i nuclei narrativi dal
teatro alla letteratura e viceversa, in un continuo interscambio tra il realismo
degli eventi e la magia delle suggestioni. In Sicilia alle fonti del Bello Contro tutti coloro che sono pronti a proclamare che l'agonia della cultura
europea è legata alla presunta "morte degli dei" o meglio al primato della
riflessione sull'atteggiamento morale, si leva la voce dell'autrice siciliana
Lodovica San Guedoro che, con la nuova edizione del romanzo Gli
avventurosi Simplicissimi, non fa altro che inneggiare al più solido dei
baluardi contro ogni eventuale disfacimento: l'arte. Narrando le vicissitudini
di un gruppo di cinque studenti dell'università di Tubinga, i Simplicissimi, che,
partiti alla volta dell'India, per straordinarie acrobazie del fato, si sono
ritrovati in una Sicilia al bivio tra un lussureggiante passato e un' imminente
decadenza, l'autrice fa immergere il lettore in un'atmosfera esuberante di forme
e colori e in una dimensione sovratemporale che permette di <<scavalcare
la disperante barbarie dell'oggi>> e di abbeverarsi alle sorgenti della bellezza
che è stata e che è possibile far rinascere abbandonandosi alla più ingenua
semplicità. Un romanzo, volutamente picaresco e classicheggiante nello stile, in
cui tutto è raccontato con un ritmo incalzante, in un continuo succedersi di
eventi che non consente di annoiarsi. (...) Le avventure di gusto ottecentesco di cinque studenti dell'università di
Tubinga, dove la simpatia dei personaggi si mescola a vicende gustose, dove
realtà e grottesco, momenti surreali e panorami suggestivi si uniscono in una
miscela appassionante. Tracce liriche si alternano a denunce sulle speculazioni
ambientali, descrizioni scientifiche ad affascinanti viaggi sottomarini, la
vegetazione mediterranea, soffocata dal cemento, alla classicità della Valle dei
Templi. La burrasca metaforica che trasforma la realtà in fiaba Il richiamo è al capolavoro della letteratura barocca tedesca ispirato
dai modelli picareschi del XVII secolo: il "Simplicissimo" di Grimmelshausen, ingenuo
pellegrino in cerca d'improbabili avventure sullo sfondo della guerra dei
trent'anni, che ora s'incarna e si trasforma nell'esperienza di viaggio di
cinque studenti dell'università di Tubinga, vogliosi di raggiungere l'Oriente e
invece sballottati da una tempesta fra i lidi mitici di una Trinacria
trasfigurata e misteriosa, dove la realtà si fa sogno e ogni sogno può divenire
realtà. E' l'esperienza del viaggiatore solitario di memoria mitteleuropea che
si ramifica così tra i più mediterranei coinvolgimenti emotivi dei protagonisti
nel romanzo di Lodovica San Guedoro Gli avventurosi Simplicissimi,
convincente prova narrativa della scrittrice di origini siciliane che già con
Requiem di Arlecchino e Amore è stufo-L'ingannatore di Siviglia
si era imposta all'attenzione della critica per la sua originale commistione di
classiche suggestioni stilistiche e moderne introspezioni di matrice psicologica,
arricchite dalla dimensione "teatrale" della scrittura. Quante commedie, o quante tragedie, stanno dietro la loro stessa
rappresentazione? Ovvero, quanta messinscena c'è dietro l'apparenza del
palcoscenico? Lo svela Lodovica San Guedoro, autrice di testi recitativi e
scrittrice non per caso, in un diario degli ultimi mesi del 2005 pubblicato con
adeguata cura tipografica dall'editore Felix Krull nella collana "Classici
viventi": Requiem di Arlecchino come realistico, disincantato, disilluso,
ironico documento sulla situazione attuale del nostro teatro - e in parallelo di
quello europeo - sospeso tra le ambizioni sperimentalistiche connesse alla
scoperta dei nuovi talenti, e i giochi di potere politico-culturale che nei loro
complessi e instabili equilibri proprio i nuovi talenti finiscono per
penalizzare. Di recente i muri di vari quartieri di Roma sono stati invasi da
curiosi manifesti. Noti critici letterari con i nomi scambiati presentano un
libro il cui titolo e sottotitolo sono tutto un programma: Incitazione a
delinquere. Giallo per persone coltivate e con forti pulsioni omicide.
(...) In una non precisata cittadina della Toscana un amabile vecchio
signore di nome Friedenthal fa gradatamente fuori, senza clamore e con
estrema classe, una intera famiglia "ultramoderna", venuta a turbare con la sua
perversa vitalità - rumorose auto, apparecchi stereo, orari impossibili,
disordine morale - il piccolo paradiso tutto teutonico che in quel posto egli si
è creato. (...) Un delitto apparentemente immotivato sconvolge i placidi ritmi
esistenziali degli abitanti di via dei Gelsomini, nel cuore di un lindo
quartiere borghese... Chi ha ucciso l'antiquario Rubinacci increspando
così, irrimediabilmente, il décor dell'ambiente? Delle indagini si occupa un
commissario in cortese concorrenza con un investigatore privato, al cui sguardo
stupito si disvela, dietro l'odore di acqua e sapone che aleggia per via
dei Gelsomini, un magmatico fermento ... Il meccanismo del romanzo
giallo è sapientemente smontato e ricostruito ai fini di questo che è una sorta
di thriller psicanalitico, per quella densità di umori-sensazioni che formano l'humus della storia ... Via dei Gelsomini è un mondo fuori del tempo,
con il suo paesaggio urbano disegnato dall'autrice tracciando
figurazioni che richiamano alla mente le prospettive fiabesche di Peynet.
(...) .(...) un giallo straordinario e
godibilissimo, scritto, come suggerisce il titolo, <per persone coltivate e con
forti pulsioni omicide>. Il mistero sfuma nell'ironia, la trama si dipana tra
odori e sapori di cibi consumati in interni surreali, i colpi di scena sono
stemperati da gustose scenette e dialoghi raffinatissimi. L'autrice si diverte,
e noi con lei, in un gioco di rimandi e suggestioni, fino a un finale
inaspettato e paradossale. Ogni tanto si ha l'impressione che chi narra ci stia
prendendo in giro - e d'altronde chi sarà mai Lodovica San Guedoro? Nulla si sa
e si dice di lei, neanche nel risvolto di copertina. (...) Un romanzo giallo insolito è quello che ci viene
dalla giovane autrice siciliana Lodovica San Guedoro. Il suo Einladung
zum Mord è una satira preziosa di squisita cattiveria e di seducente
raffinatezza stilistica. L'incantevole idillio di via dei Gelsomini, con
i suoi giardini intricati e i suoi abitanti bizzarri e stravaganti, è messo in
pericolo dall'arrivo della famiglia Rubinacci ... Le conversazioni filosofiche
dei due acrobati del pensiero rappresentano il nocciolo dell' "interessantissima
e veritierissima storia" scintillante di rifrazioni ironiche. La maliziosa,
elegante virata del finale, in cui verità umana e verità
investigativa si fondono con amorosa scaltrezza, conferma gli intenti
colti e letterari della trentacinquenne autrice. (...) Gli amici della buona letteratura non dovrebbero
perdere di vista l'autrice siciliana Lodovica San Guedoro. (...) (...) Questa satira a sfondo sociale, farcita di allusioni
letterarie e di formulazioni a doppio senso, è anche un' "incitazione" al
piacere della lettura. Una lettura cui non sfugge quanto di infido si cela
nell'idillio, ma che non può sottrarsi al fascino e all' incanto
dell'apparizione estetica. Con il suo forte surrealismo, questa storia
evidenzia che le improbabilità fantastiche non sono affatto in contraddizione
con un più profondo contenuto di verità.(...) Ho letto con interesse entrambi i testi di Lodovica San Guedoro
(La vita è un sogno e Il coboldo e le bugiarde). Sono
indubbiamente pezzi fuori del comune, meritevoli di particolare considerazione e
rispetto, ma (...) Un debutto molto interessante sulle scene off di Roma è
stato quello di Lodovica San Guedoro con La vita è un sogno (Argot studio). Un
linguaggio di cristallina perfezione e la capacità di sopraffare qualsiasi
scrupolo etico o metafisico con le risorse d'una fantasia continuamente
cangiante nella sua spensieratezza ne sono i pregi più evidenti. Questa aerea
fantasmagoria (...) Signore anziano:"Ascolti: dieci anni fa, una notte, salii sulla mia terrazza. Nella leggera tramontana l'aria era limpidissima, tutte le stelle percepibili dai miei occhi parevano presenti e la Via Lattea aveva lucentezze da ghiacciaio. Anche i colori risultavano insolitamente vivi. Distinguevo, tra gli sciami di stelle bianche, le rade stelle rosse, le azzurrine, le gialle. Forse nella mia vita non ho mai visto un cielo così popolato e sfavillante... Eppure non provai quella fascinazione ingenua e possente provata da ragazzo... Le stelle non mi parvero più ridenti, parlanti, tutt'altro: mi parvero chiuse in un inerte, vitreo mutismo. Poi la volta celeste si spalancò e sempre più la mia mente affondò nello spazio e le stelle, avvicinate, si rivelarono sterminate fornaci o nubi atomiche sospese nello spazio, rotanti tra ininterrotte esplosioni ed eruzioni di gas incandescenti, pullulanti a milioni nelle Galassie, e queste,sempre a milioni, migranti alla deriva verso l'infinito. Null'altro che polvere, sempre distrutta e sempre ricostruita, in una guerra universale che non avrebbe avuto mai tregua...... Quella notte, anziché meraviglia, il cielo ha suscitato in me l'orrore, e da allora non ho più alzato lo sguardo ad esso... Signora:La capisco. Che esperienza sconvolgente! Tuttavia questo è successo, mi perdoni, perché lei non l'ha guardato con i suoi propri occhi, non l'ha sentito con il suo proprio cuore, non l'ha amato, ma l'ha violato con l'intelletto. Mi perdoni! Ma faccia un esperimento: si abbandoni, provi a percepirlo di nuovo come da ragazzo, a vederlo amico e protettivo. Per me è sempre quel nerissimo, irraggiungibile soffitto palpitante di arcane e maliose lucette argentee cui alzavo lo sguardo da bambina dalla mia piccola sedia a sdraio fuori dal pergolato, quella sconfinata coltre che abbracciava la terra, sospesa, ferma eppure misteriosamente viva, il cui grandioso silenzio era nella notte d'estate come il respiro dissimulato di un animale. Il suo segreto non mi spaventava, lo accettavo,non lo indagavo. Acuiva, anzi, i miei sensi." Con queste battute si spalanca il soffitto di un piccolo teatro
di Trastevere, l'Argot, e la bellezza del cielo notturno, che pur vedo da sempre,
mi appare, attraverso quello squarcio, creazione sconosciuta, entità viva, nuova
poesia. In scena sei attori (Elia Dal Maso, Stefano Lescovelli, Tiziano Panici,
Francesca Sattaflores, Cinzia Villari), orchestrati da una ispirata Tiziana
Bergamaschi, danno anima alle parole dello straordinario dramma "La vita è un
sogno". Ispirato nella forma a una Revue degli anni trenta sulla storia umana,
si svolge in treno: durante una sosta in una radura fiorita, una bambina
fantasiosa, figlia della bellissima Meteora, getta bocconi della sua brioscia a
degli strani uccelli. Le conseguenze di questo suo ingenuo gesto saranno
incommensurabili... Col passare del tempo, il potere degli uccelli si estenderà
come un morbo incurabile, causando l'infelicità e il tormento di coloro che
hanno ancora un'anima, tra cui la bambina divenuta artista, che si ucciderà con
un colpo di pistola. Nell'ultima scena ritorna la radura fiorita e assolata,
ritorna la pace, l'armonia, e ritorna la bambina di sette anni che, però,
ammonita... non darà più da mangiare agli uccelli.. (...) Adesso sono immersa nel Suo fantastico libro (Requiem
di Arlecchino). Per quello che può valere
la mia opinione, lo trovo bellissimo, avvincente, molto originale, pervaso di
un'ironia geniale (...) Ancora grazie. Questa volta Lodovica San Guedoro (nata a Napoli da genitori
siciliani) ci propone una raccolta di sette racconti intitolata Sacro amor
profano. La casa editrice Nymphenburger di Monaco ce la presenta,
nella traduzione tedesca di Bettina Kienlechner, sotto il motto Liebeslust/Amor
vitae, mentre Sacro amor profano resta a intitolare il primo racconto del
volume. .(...) Mi sono divertito nella lettura
di La vita è un sogno, trovando una scrittura fresca e ingegnosa, ricca di
inventiva e mai banale (...) Capisco, leggendo Amore è stufo, perché
Peter Stein abbia pensato a me e abbia suggerito di inviarmi questi testi:
è una drammaturgia nella quale posso riconoscermi e che sa nascondere tante
possibili interpretazioni, giochi di ruoli, confusioni (...) (...) Il Suo Sacro amor profano mi è veramente piaciuto
(...)
E' un racconto fornito di climax e peripezia, di classica compostezza, bellissimo, ma purtroppo
non adatto allo schema della nostra trasmissione (...) L'aragosta e la morte Questo dramma ha un inizio così incantevole da farci
innamorare subito: passi di gente che va e viene nell'aria serale, voci, risa, il tintinnio dei raggi di una bicicletta,
strida di rondini, colpi di martello di un fabbro, lontane grida di ragazzini che giocano a pallone
(...) Segue poi il fuggevole incontro,
meravigliosamente descritto, di un uomo e di una donna - lei ha perso un
bottone, e lo ritrovano insieme (...)
Da questi suoni e rumori si cristallizza la conversazione di due signori, che si
lamentano di non riuscire a trovare da nessuna parte un buon ristorante.
Passeggiano lentamente sulla piazza, si fermano ad ascoltare la musica di un
pianoforte, suonato nella penombra di una stanza, e giungono infine, per
caso, davanti a un ristorante. Tentati dalla prospettiva di mangiarvi l'aragosta,
entrano. Sono accolti da un cameriere eccezionalmente garbato e premuroso. Ma il tempo d'attesa si prolunga, i due signori si fanno
inquieti. L'atmosfera, poco prima così briosa, si corrompe... Il cameriere
serve l'aragosta in modo impersonale e riservato. Affiorano brutti
presentimenti (...) Questo dramma radiofonico è straordinariamente poetico,
arguto, pieno di spirito (...) La composizione di rumori e voci fa nascere nella mente immagini
stupende, l'atmosfera di una sera estiva in una piazza italiana, l'atmosfera di
un ristorante elegante... Anche i dialoghi contribuiscono a questo. Essi sono a volte profondi, per lo più senza importanza, ma sempre misteriosi
(...) (...) La vita è un sogno, fantasmagoria di
Lodovica San Guedoro con la regia di Tiziana Bergamaschi, un divertissement
letterario che scioglie per quadri "ferroviari" una materia esistenziale quanto
più crudele tanto più lieve (...) Non è frequente trovare donne che si confrontino con la regia teatrale, quali sono i tuoi modelli (se ne hai)? Non posso definirla propriamente un modello, ma sicuramente la
drammaturga e scrittrice Lodovica San Guedoro è stata per me un punto di
riferimento. Qualche anno fa aveva curato in un piccolo teatro al centro di Roma
una lettura scenica di alcuni brani tratti dal suo dramma La vita è un
sogno : ecco, quella sera ho visto un teatro in cui la parola era tutto,
energica come un susseguirsi serrato di movimenti, agile come un duello,
tangibile come il corpo di un attore. Le frasi che gli interpreti pronunciavano
erano di una forza, di un'intensità da far dimenticare i leggii davanti a loro,
da creare tutt'intorno la scenografia e i costumi che non c'erano. Parlavano
della figura dell'artista nella società di oggi, del suo bisogno di elevarsi
dalla coltre di fango della moltitudine massificata, di lasciare un'orma del
proprio passaggio sulla terra; ma anche del suo essere indissolubilmente legato
al destino dell'Arte, che sembra ormai essere sparita sotto mode passeggere,
nepotismi e favori politici. E adesso costruite il ponte sullo stretto di Messina,
distruggete gli aranceti, scacciate i siciliani dall'isola! La Sicilia vivrà
eternamente ne Gli avventurosi Simplicissimi
!
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